informatica pura (una branca dell’informatica di pazoidi secondo me) che per intere serate mi hanno ubriacato di paroloni come enlightment, caldera, ricompilazione del kernel, x server, gnome, gnu, KDE… e tante altre che non mi sovvengono. Ne avevo paura, li avrei portati nei miei sogni come “coloro che sanno”. Ero disposto a sacrificare l’agnello per poter imparare da loro, ma nulla, imperturbabili davano per scontato tecniche come man in the middle, o shell coding o ip spoofing o addirittura arp spoofing. Ora io non mi ritengo superiore a loro e nemmeno loro pari, li considero ancora molto bravi, più che altro degli artisti, anzi io sono nettamente al di sotto delle loro capacità. Questa sera mi son fatto una domanda: Cosa è cambiato da ieri a oggi, quando una volta non avrei nemmeno cercato di accendere un PC con Linux o comunque un Sistema Operativo tipo Unix (Unix Like dicono gli altisonanti signori della guerra :-))??? Nulla in me è cambiato, è solo il mondo intorno che mi (o che ci) spinge verso questa forma di pensiero. Dietro a Linux esiste una vera e propria forma di pensiero, è da tempo che volevo esprimere un’opinione su coloro che da anni seguono linux e i suoi sviluppi. Succede che, oggi come oggi, siamo costretti a guardare all’alternativa, forse inconsciamente condotti a farlo dalla precaria stabilità di microsoft, o magari perchè minacciati dalla continua pressione di Microsoft. Insomma stiamo cercando una valida alternativa. Guarda caso è da anni che Linux combatte per essere la valida alternativa basando tutto su qualità e prezzo. Non C’è dubbio, prezzo imbattibile, è praticamente tutto gratis, qualità e stabilità insuperabili a detta di molti, allora qualcosa bisognerà pur pagare?!? Adesso comincio a parlare strano: Tutto il Backround che sta dietro a linux è composto da competenze cresciute nell’arco di anni, si trova tutto in internet ed a volte anche un po’ troppo. Per poter installare un prodotto o poter trovare informazioni su di esso, il popolo “linuxaro” di internet con tutto il suo know how ha steso milioni (e non scherzo) di piccoli manualetti detti HowTo (scritto proprio così tutto attaccato) unico difetto la maggior parte di essi ha lasciato indietro i perchè di alcune azioni o magari la logica conseguenza che conduce alla tal soluzione. Provate a cercare un manuale chiaro che vi dica che per configurare un utente di posta in SendMail è assolutamente necessario creare un utente di linux sulla macchina su cui è installato MTA (Mail Transport Agent), io non ne ho trovato uno, almeno non in lingua inglese e nemmeno in italiano. Oppure; Grazie per avermi insegnato a far partire l’installazione di Oracle 8.1.7 su Linux RedHat 7.1 (come da manuale nella sezione HowTo) ma perchè una volta che l’ho installato non funziona? Perchè le JDK non sono incluse nella mia distribuzione, ho preso quelle giuste? (non c’è scritto). Pensate, addirittura, può capitare che trovate tanti simpatici HowTo scritti da persone diverse che sono perfettamente uguali, non in quanto uno copia dall’altro, ma in quanto nessuno si preoccupa di dare un’informazione in più oltre al “fai questo”, “ora digita questo” poi “lancia questo”. Non è una critica aperta al mondo di linux, anzi, io voglio che migliori sempre di più, ne sento il bisogno, vorrei solo pregare i signori “dei” di linux di aver un po’ più rispetto di noi poveri lamer o newbie quali siamo e che ci fanno sentire ogni volta che ne incontriamo uno. Questa sera mi sono infilato in un forum di linuxari americani, bravissimi, ho cominciato a far domande sui miei dubbi primari per Oracle che è oggi il mio cruccio. Dopo un po’ si son stancati, appena hanno capito che non ero un master come loro mi hanno snobbato, io non ci credo che tutto il popolo di linux sia così, questi sono solo piccole teste con menti estremamente elaborate ma poco socievoli. Da parte mia sono per Linux e non contro, addirittura mi infastidisco quando una testata come punto informatico si preoccupa di dare e fare notizia con un “il governo americano ha bisogno dell’open source per poter migliorare nelle aziende a codice chiuso” ma dove siamo finiti, un governo ha bisogno dell’opensource???? per quali motivi poi? Si sta sostenendo che open source serve da incentivo per le aziende a codice chiuso per poter migliorare i loro prodotti??? ma daaaai! Finisce che la gente, che nel tempo libero dona qualcosa alla comunità, fa da incentivo per chi lavora e guadagna soldi sul codice. Non credo sia la cosa più bella da vedere, è avvilente, io stesso non avevo voglia oggi di scrivere nulla su questo sito perchè ho paura che poi la gente dica che grazie a me hanno fatto i miliardi (non lo diranno mai, sopratutto grazie a me :-)). Il sapere è un bene comune, deve essere condiviso, non ci sono alternative. Alla fine della corsa, oggi non temo linux in se ma temo il popolo maligno che sta dietro, quelli pronti a prenderti in giro perchè non sai una virgola. O ti ignorano completamente, o ti danno informazioni a rate. Temo anche chi sta dall’altra parte, pronto a sfruttarti per il suo guadagno personale. Spero che un giorno magari non troppo lontano troveremo l’interfaccia definitiva, e che smetteremo di prenderci a calci a vicenda.]]>
Nessun commento “Linux, timore di …”
Più che un articolo, uno sfogo contro la mentalità chiusa – tipica tra l’altro di qualsiasi nicchia che voglia rimanere elitaria. Condivisibile in tutto o in parte, comunque un ottimo sfogo, ben argomentato e ricco di spunti.
Volevo cominciare facendo notare che la valida alternativa a M$ c’è e c’è sempre stata… Mac anyone? ..poi però proseguo nella lettura, arrivo alla fine del documento e trovo una frase, quasi buttata lì: “Spero che un giorno magari non troppo lontano troveremo l’interfaccia definitiva”.
Finalmente uno spunto su cui non far nascere sterili polemiche (il mio OS è migliore del tuo…). L’interfaccia definitiva. Ergo: la soluzione di tutti i mali, il Sacro Graal dell’informatica (see, e dopo? :))
Argomento. Al giorno d’oggi diamo per scontate le prestazioni di un sistema (termine da prendersi nella sua accezione più ampia), così come la sua interfacciabilità con altri sistemi. Esempio: console che si collegano in rete, PC con cui fare montaggio video, lavatrici che vanno in Internet (non sto scherzando, vedi alla voce ‘Ariston’).
Dirò di più. Diamo per scontate le prestazioni elevate ad un prezzo basso. Vogliamo cioè la botte piena e la moglie ubriaca. E magari pure l’amante 🙂
Arrivo al dunque. Date per scontate potenza, possibilità (funzionalità), economia d’acquisto, l’unico elemento discriminante rimane l’interfaccia – intesa come qualsiasi cosa permetta all’utente di interagire con il sistema.
Tutto ‘sto bla bla è un’azione preparatoria da parte del sottoscritto per giustificare la seguente affermazione: l’interfaccia definitiva NON può esistere.
Crisi isteriche, suicidi, divorzi pesano già sulle mie spalle, e chissà cosa accadrà dopo questa rivelazione… 😀
Il fatto è che l’informatica attuale è ancora ferma all’età della pietra, per lo meno dal punto di vista sociale: i programmi sono costruiti partendo dal presupposto che siamo tutti uguali. Al programmatore, ovviamente 😉
Spasmi pseudo-razionali a parte, il problema dell’interfaccia è che viene creata una-tantum e non considera minimamente chi è seduto di fronte all’apparecchio. Sto dicendo che abbiamo ampliato le possibilità di interazione uomo-macchina, ma richiediamo che sia l’uomo ad adattarsi alla macchina, non viceversa. Una volta dovevo scrivere ‘del [nomefile]’ per cancellare un file, adesso devo trascinarlo nel cestino. In ogni caso devo (io) conoscere il metodo corretto, devo (io) adattarmi all’interfaccia del sistema (se uso il prompt devo conoscere la sintassi corretta dei comandi, se uso la shell grafica devo saper usare il mouse e capire le azioni corrispondenti a ‘trascinare’, ‘fare clic’, e così via).
Non sto assolutamente dicendo che abbiamo sbagliato, per carità; dico solo che è tempo di passare allo stadio successivo, di evolvere. Non voglio più colori o più sfondi del desktop, voglio una interfaccia che si adatti a me, al mio modo di operare; il quale non sarà certo tra i migliori, ma è comunque il mio. E l’interfaccia deve ‘plasmarsi’ su esso, facendo quel salto di qualità per cui, ad un certo punto, io non dovrò più pensare al ‘come’ si debba fare una cosa, ma possa farla-e-basta. Un collegamento diretto pensiero-azione, senza mediazioni limitative.
Da questo punto di vista, e qui termino, esisteranno tante interfaccie definitive quanti sono gli utenti.
La tecnologia ci permette già di avviarci per questo obiettivo, non certo facile ma nemmeno impossibile; l’importante credo sia rendersi conto della differenza tra ciò che appare e ciò che è. Le interfaccie attuali sono ‘apparenze’, gusci che cercano – invano – di racchiudere la complessità di un sistema; il prossimo passo evolutivo richiede necessariamente una ridefinizione del concetto stesso di ‘interfaccia’.
Alla ricerca del Sacro Graal.
Come dire… “Stupefatto sono!” da cotal lunghezza e cotal profondità di concetto. (bravo mi hai testato la lunghezza del campo del forum :-))
Meriti una buona risposta.
Rispondo alla prima riga: il fatto è che non so se sia una cosa “tipica di qualsiasi nicchia” o soltanto presunzione, oppure, come la tipica vita d’appartamento ove non conosci mai il tuo dirimpettaio nemmeno se lo vedi tutte le mattine, una sorta di menefreghismo, oppure effettivamente tutti troppo impegnati (“altro da fare” dicono).
Fatto sta che ogni uno che abbisogni d’aiuto vorrebbe dall’altra parte un po’ di comprensione ed è un dovere ammettere che non la si ottiene subito (io stesso a volte pecco di superbia).
In Risposta alla riga buttata lì, mbhè era una velata provocazione ad una società che sta andando avanti adattandosi alle cose, hai proprio preso il punto giusto, siamo noi ad adattarci alla tecnologia, non essa a noi.
La tecnologia ci permetterebbe di cambiare molti tipi di interfacciamento con l’informatica, ma non vengono sviluppati progetti a tal proposito. Una volta ricordo di aver letto del corpo come conduttore, una piccola società di non so quale stato americano ha sviluppato un’interfaccia HW col corpo umano. Poi non si è sentito più nulla. Progetto nato e rinchiuso in qualche scantinato.
Sono sempre molto attento ai cambiamenti tecnologici ma devo dire che da 2 anni a questa parte non sono stati fatti passi da gigante, sembra quasi che tutte le menti si siano assopite, o che altre siano le preoccupazioni. allora mi faccio una domanda: “costerebbe troppo cambiare tutto?”
Non Credo!
Forse è meglio se ci giriamo dall’altra parte e guardiamo un po’ in su, chi ha la possibilità di finanziare un progetto su una nuova interfaccia che sbaragli completamente l’attuale posizione seduta con le mani sulla tastiera?
Ovviamente chi ha tanti soldi, e chi li ha? Ce li hanno le grosse compagnie, coloro cioè che hanno acquisito una grossa fetta del mercato, sono loro che decidono in che direzione andrà la tecnologia, e non il mercato.
Quando viene messo sul mercato un prodotto è il mercato che decide se comprarlo o meno, è così che dovrebbe determinarsi il successo di quel prodotto, invece per ora non è così, ci propinano computer sempre più complicati con accessori sempre più difficili da usare (non solo computer come dici tu). E’ inutile che Microsoft proponga le pc tablet che non sono altro che lavagne digitali, perchè dovrei usarla? perchè devo avere una cosa prepotentemente inadatta al mio stile di vita. E’ un’accessorio inutile che modificherebbe le mie abitudini. Non importa che “fa figo”!
Non so, probabilemnte non sono abbastanza informato sull’argomento ma so di sicuro che la tecnologia non cambierà fino a che le nostre menti non saranno stanche di adattarsi a tutto quello che ci propinano.
Un’interfaccia che si adatti all’utente non sarebbe male, ma prima si dovrebbe uniformare l’HW, Ogni sistema operativo deve combattere con 300 tipi diversi di periferiche, ogni volta driver da configurare, ogni volta aggiornamenti e patch per i nuovi modelli. Allora prima i cambiamenti alla parte fisica
Poi la rivoluzione delle tecno-abitudini dico.
Ops forse sono uscito dal seminato ma … va bene così 🙂
Grazie ancora Eugenio
Col senno di poi non sei uscito dal seminato.
Hai iniziato la ricerca del ninj@ in te.